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LOCKDOWN: tradotto alla lettera significa CONFINAMENTO e, nel caso della PANDEMIA che stiamo vivendo, rappresenta un protocollo d’emergenza che proibisce alle persone di entrare o uscire da un determinato luogo per la loro sicurezza sanitaria. Precedenti ricorsi al LOCKDOWN si possono rinvenire nel corso della storia anche recente per salvaguardare la sicurezza delle persone: fu adottato, ad esempio, anche in seguito all’attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001, con il blocco per tre giorni dello spazio aereo civile nazionale americano.
TAMPONE E TEST SIEROLOGICO: nella prima fase della PANDEMIA ai fini diagnostici si è fatto ricorso esclusivamente al cosiddetto TAMPONE (faringeo o naso faringeo) e, solo in un secondo tempo, si è provveduto alla realizzazione del TEST SIEROLOGICO. Così, mentre il TAMPONE rileva la presenza del virus all'interno dell'organismo e certifica che l'infezione è in corso, il TEST SIEROLOGICO serve per comprendere se la persona è per caso entrata in contatto con il coronavirus.
FALSI POSITIVI E FALSI NEGATIVI: pur rimanendo il TAMPONE faringeo l'unico strumento valido per certificare la positività di una persona al coronavirus, è ormai chiaro a tutti che tale dispositivo evidenzia grandi limiti. Come è stato recentemente dimostrato da uno studio condotto dalla clinica otorinolaringoiatrica dell’Ospedale Civile di Brescia su un campione di più di 500 individui ricoverati e positivi al Covid 19, sottoposti a tampone circa il 30% di costoro sono risultati negativi. Ciò costringe a dover reiterare il tampone nel tempo sugli stessi soggetti al fine di garantirne l'attendibilità diagnostica. Da qui, indubbiamente, anche la confusione nei calcoli dei tamponi effettuati e dei soggetti contagiati, vista la necessità di sottoporre più volte all'esame al medesimo individuo.
DESAMETASONE ED ENOXAPARINA: altri farmaci impiegati per il contrasto degli effetti devastanti del coronavirus sono il DESAMETASONE, un corticosteroide molto potente, e l’anticoagulante ENOXAPARINA. Il primo è in effetti un antinfiammatorio generico, ovvero senza un’attività specifica contro il coronavirus, ma che, secondo la revisione dell’EMA, può essere considerato un’opzione di trattamento per i pazienti che necessitano di somministrazione di ossigeno supplementare alla ventilazione meccanica. Il secondo farmaco, invece, è presente in tutti i protocolli per contrastare la malattia, pur senza aver ricevuto un parere definitivo delle autorità preposte: il suo effetto è quello di prevenire eventi trombolitici, che sono spesso causa primaria di morte.
IDROSSICLOROCHINA E PLASMA IPERIMMUNE: i risultati circa l'utilizzo di IDROSSICLOROCHINA per la cura delle infezioni da coronavirus evidenziano a tutt'oggi una lieve attività antivirale. Per contro, si palesa un elevato rischio di effetti collaterali, soprattutto negli anziani, a causa della sua tossicità cardiaca. Per quanto riguarda le terapie con anticorpi umani riprodotti in laboratorio e quelle con il PLASMA IPERIMMUNE ottenuto dai pazienti convalescenti, gli studi sulla loro efficacia sono attualmente ancora in corso. In effetti gli anticorpi umani potrebbero rappresentare un’ottima risorsa (anche economica), mentre per poter utilizzare il plasma iperimmune servono strumenti tecnologici di cui non tutti gli ospedali dispongono, oltre alle difficoltà legate al reperimento di un numero sufficiente di soggetti convalescenti.
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