venerdì 6 novembre 2020

FIORELLARE AL TABARINO: L'ITALIANO AI TEMPI DEL FASCISMO

Se qualcuno dicesse d'avervi visto fiorellare al tabarino come minimo vi verrebbe da pensare che il vostro interlocutore non deve avere tutte le rotelle a posto (…). Ma, se le stesse parole le avesse pronunciate qualcuno nel lontano 1940, e se quelle strane parole fossero arrivate per puro caso alle orecchie di vostra moglie o della vostra compagna, vi assicuro che la pensereste molto diversamente.

Il 23 dicembre 1940, infatti il Senato e la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, a mezzo delle loro Commissioni legislative, approvarono la legge n. 2042 in materia linguistica, così disponendo: “È vietato l’uso di parole straniere nelle intestazioni delle ditte industriali o commerciali e delle attività’ professionali... i contravventori alle disposizioni della presente legge sono puniti con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a lire 5000.”

Tanto che, da allora in poi, fiorellare al tabarino, avrebbe sostituito lo stranierismo flirtare (fiorellare) al tabarin (tabarino). Magari sorseggiando un calice di sciampagna (champagne) oppure una corroborante gineprella (gin).


Tutto ciò dopo un'intima cenetta aperta con un consumato (consommé), continuata con dell'ottimo spezzatino all'ungherese (gulash) e terminata con un goloso  fin di pasto (dessert) e un buon curassò (curacao) strasecco (extra-dry), appena prima di recarci con gli amici ad assistere ad una partita di disco sul ghiaccio (hockey).

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